La Lunigiana, grazie alle sue storie e alle sue tradizioni, rimaste sempre accese nell’animo di chi la abita, è riuscita a ritagliarsi un momento di grande promozione all’interno del programma “Geo” di Raitre, nella puntata andata in onda nella serata di Natale.
Protagonista di questo approfondimento all’interno del format è stata la frazione liccianese di Apella e della regina dei versanti della Valle della Luna: la castagna.
Accanto alla conduttrice Sveva Sagramola, hanno raccontato le loro esperienze Barbara Maffei, titolare di Montagna Verde, e Fabio Bertolucci che a Casola ha raccolto il testimone di Ermete Ricci, che lui stesso definirà “il papà della Marocca”.
La grande tradizione della castagna e di tutta la sua filiera di lavorazione è stato l’elemento che ha destato maggiore attenzione, con Barbara Maffei che ha raccontato come siano ancora vivi gli usi e costumi di un tempo, affondando direttamente nella storia di territorio, diventando una sorta di carta d’identità della piccola frazione.
Gli essiccatoi accesi per più di quaranta giorni, la scelta delle castagne, la loro pulizia e macinazione certificano una passione ancora viva, testimoniata da un lavoro ancora più complesso attraverso la panificazione come quello di Bertolucci, che dal 2000, in sinergia con un’associazione
di Casola, promuove quello che può essere dichiarato, senza tema di smentita, un unicuum della panificazione italiana, la Marocca, che sta lentamente iniziando, come riferisce lo stesso Bertolucci, ad avere apprezzamenti anche al di fuori dei confini lunigianesi, soprattutto da parte della ristorazione.
Barbara Maffei, in un secondo momento, ha presentato l’importante opera di ricostruzione che insieme alla sua famiglia stanno svolgendo nel piccolo borgo di Apella, creando un albergo diffuso, ridefinendo il concetto di pernottamento: non più un edificio, ma un borgo, che si anima nuovamente
grazie al contatto tra villeggianti e residenti, generando un’esperienza di vacanza piuttosto suggestiva e molto lontana dai canoni tradizionali.
All’interno del piccolo borgo inoltre, grazie ad un lavoro congiunto di Comune, Parco e la famiglia Maffei, è stata aperta Casa Nardi, un museo dell’immigrazione, da cui deriva il processo di spopolamento che ha coinvolto la località montana sin dal 1850, al cui interno sono preservate le memorie fotografiche di tutte le famiglie di Apella, diventando un mausoleo, una tappa di ritorno fondamentale per recuperare una connessione
su un passato che pare quasi debba essere destinato a svanire nelle nebbie del tempo.
Cristiano Borghini